Bolo-story #6 – Bologna vs Federichi parte 1 – Bologna è una città leghista
Dai che passate le scalmane per la politica torniamo a parlare di storia. Enough destra e sinistra, qua al massimo ci si divide in Guelfi papisti vs Ghibellini pro-impero, categorie di cui oggi ridiamo e che non capiamo mentre i nostri problemi ci sembrano evidenti e importantissimi. Piccolo problema: in futuro rideranno e non capiranno altrettanto le nostre polarizzazioni, quindi diamoci un pochino meno importanza e mettiamo ogni cosa in prospettiva storica, il presentismo (che ha preso pure me in sti giorni, scemo io..) è un modo molto miope di leggere il presente. Bolo-story number 6 quindi.
Per qualche puntata faremo della sana par condicio democristiana. Perché Bologna non ha avuto faide solo coi Papi (di cui persino parleremo bene in futuro) già descritte nelle Bolo-story scorse, ma anche con certi Imperatori. In particolare due, nonno e nipote (non pensateli assieme a leggere storie davanti al camino, non si conobbero..), famosissimi, entrambi di nome Federico. Cominciamo col primo.
Federico I Hohenstaufen di Svevia detto “Barbarossa” vs Bolo
12esimo secolo, piena lotta Papato vs Impero coi comuni italiani in mezzo che vogliono l'autonomia da entrambi e Bologna è uno di questi: dal 1116 (morte di Matilde di Canossa) è un Libero Comune, ha da poco costruito le nuove mura (la Cerchia del Mille che si vede tuttora nei 4 Torresotti di Piazza Malpighi, via Castiglione, via S.Vitale e via Piella + le mura sul retro di San Giacomo in Piazza Verdi), è nata l'Università portando cash straniero e fama, stan nascendo le torri (Asinelli e Garisenda son del 1110-1120) dei signorotti locali che per prestigio giocavano a chi ce l'aveva più lunga (come nell'odierna Manhattan, corsi e ricorsi..). In attesa del Secolo d'Oro bulgnais: il 1200.
All'inizio col Barba fu amore: nelle Diete di Roncaglia cercava legittimazione del suo dominio sui comuni italiani (soprattutto per poter riscuoter tasse, il Nostro era pur sempre tedesco) e i giuristi dell'Università di Bologna, massima istituzione dell'epoca, gli diedero ragione sulla base del diritto romano. Il fatto che poco prima l'Imperatore li avesse omaggiati con la legge “Authentica Habita” che garantiva proprio all'UniBo piena indipendenza dal potere religioso & libertà di movimento nell'Impero & immunità giuridiche ai suoi studenti e professori come comunità a sè, era assolutamente incidentale e NON correlato (malelingue..). Incorruttibili.
Nella terza discesa in Italia del Barba (1162), però, Bologna non volle dargli nè cash nè truppe rivendicando l'indipendenza (e contraddicendo la sua stessa sentenza ma oh, la legge siam noi e l'interpretazione cambia!), ma lui rispose nein e il suo esercito prese la città, 0-1 in trasferta. Impose a Bologna un suo vicario, di distruggere le mura e tornò in Germania. I bolognesi gli risposero “Sisì, tranqui vez, ciao”, ma nel 1164 contropiede e 1-1: uccisero il vicario e ristrutturarono le mura, attendendo la vendetta. Che avvenne: 1176, i principali comuni del nord Italia tra cui Bologna si unirono nella famosa Lega Lombarda, l'alleanza fondata a Pontida e col Carroccio come icona (alla cui simbologia di 900 anni fa' e senza alcun nesso storico si rifà un certo partito ex-secessionista oggi nazionalista, famoso per 49 milioni di motivi) che sconfisse il Barbarossa nella celebre Battaglia di Legnano, costringendolo ad accettarne le autonomie.
Tra queste, 2-1 e vittoria finale, l'autonomia che Bologna manterrà per altri 160 anni (fino al 1337, presa dei Visconti) e con cui nominò subito una figura nuova: il Podestà, un governante autonomo ingaggiato da fuori città per essere super partes (“governo tecnico” diremmo oggi..). Come primo, si scelse un eroe della Lega Lombarda, Pinamonte da Vimercate (regaz, ma quanto belli erano i nomi medioevali? Vostro figlio, zero Luca o Mattia, chiamatelo Pinamonte!). E bisognò dargli una nuova sede a sè: si costruì il Palazzo del Podestà in foto, che nel 1200 “inaugurò” Piazza Maggiore: uno dei palazzi più antichi in città, con magnifica Torre campanaria dell'Arengo per chiamare a raccolta i cittadini e sotto il cui voltone trovate ancora le forche per le pene capitali (decise al piano sopra).
Del Barba comunque manteniamo un ricordo positivo poiché (oltre alla bella rievocazione storica che ne fanno ogni settembre a Medicina vicino Bo, consiglio) oggi quì ne si parla quasi solo per il documento che tuttora legittima l'Università di Bologna come più antica del mondo occidentale, poiché ufficialmente indipendente dai poteri sia statali sia religiosi come si richiede per essere tale.
Colui con cui la storia è stata meno clemente è il leggendario condottiero dei vittoriosi comuni italiani uniti, Alberto da Giussano, al quale non solo oggi tocca svettare su un certo simbolo di partito, ma pure la Rai nell'atroce film “Barbarossa” prodotto su diktat leghista e soldi nostri (recensione funny-tecnico-storica del buon Gioele qua) lo ha fatto interpretare da quell'inetto assoluto (peraltro non proprio padano doc..) di Raz Degan, precedentemente famoso per Albakiara e lo Jagermeister. Roba così trash che Alex l'Ariete, a confronto, settepalmedorodicannes all'Albertone nostro. Il quale, son certo, almeno si sarebbe rifiutato di pronunciare la frase cult “Distruggete Milano!” perché ben conscio che detto tutto d'un fiato può avere esiti infausti.