sharedblog.it

Reader

Read the latest posts from sharedblog.it.

from Bolo Story

Alaura, siam giunti ben alla puntata 10 della serie (tag verde), che manco ricordo perché è iniziata. Però ricordo perché esiste: condividere fun fact storici (veri eh) per appagare il proprio ego di bulgnais e/o per far gli splendidi coi turistelli che chiedono info e/o per far colpo sui propri crush in giro per Bolo sperando in un limone serale in Santo Stefano di ricompensa (sorry no, non ci sarà..). Stavamo parlando bene (wow) di Papi bolognesi, questo è il secondo. IL nostro Papa per eccellenza, quello simpatico a tutti, il bulgnais docg famoso e rappresentato in città quanto il Dottor Balanzone.

Grand Hotel Baglioni, oggi Majestic Grand Hotel Baglioni, oggi Majestic, Pixelfed

Benedetto XIV, nato Prospero Lambertini (1675 – Papa dal 1740 – 1758)

Nato e cresciuto nella Piazza Rossini in zona uni (nel palazzo all'angolo con la via oggi a lui dedicata, c'è pure l'insegna) quindi sicuro gran fan delle birre scure e delle studentesse erasmus, la sua prima parte di vita fu simile a quella di Papa Greg della puntata #9. Pure lui di buona famiglia senatoria (Torre Lambertini esiste tutt'oggi inglobata da Palazzo Re Enzo, è quella che dà sul Modernissimo) e con tanto di un conte Bentivoglio come patrigno. Pure lui fece carriera come giurista canonico. E pure lui, all'alba dei 50 anni, diventò sacerdote con vocazione evidentemente così forte che fu fatto direttamente vescovo, eh sì, essere amico personale del Papa di allora deve aver aiutato un pochino. Da quì carriera lampo: in breve diventò cardinale della sua Bologna, poi CEO.. ehm Papa.

La sua elezione è famosa per esser stata una delle meno concordi di sempre: ci misero 6 mesi, 255 scrutinii e 4 cardinali morti nel durante (meno concorrenza..). Provarono ad eleggere quasi chiunque tranne lui, ma senza mai il quorum. Poi si ricordarono che c'era, provarono e il Nostro diventò Papa con la stessa tattica forse usata con successo con le studentesse all'Irish: per sfinimento. Lui stesso, inizialmente restio, dichiarò (davvero) di aver accettato solo perché era il 17 agosto, a Roma faceva un caldo boia e s'era rotto di 'sto conclave.

E fu un'ottima scelta: la storia ricorda Papa Lambertini come il miglior Papa di tutto il 1700. Ebbe un grande impatto sulla sua epoca e qualche ombra (gli ebrei non gli stavano simpaticissimi, diciamo..), ma a noi qua interessano i fun fact facili bolognesi (c'è un/una crush da limonarsi in Santo Stefano, ricordate?) quindi bòna, taglio. Corpulento, viso bonario, grande mangiatore (morirà di gotta, dubito fosse vegano..), colto, schietto, mattacchione, burbero, anticonformista, praticone, famoso per la parlata bolognese e per dir spesso parolacce (e altro che il “frociaggine” di Papa Francesco..), amante del popolo tanto da andar spesso a far due chacchiere nei quartieri popolari.. Papa Lambertini fu il massimo prototipo storico del bolognese doc, più simile a un bravo oste che ad un Papa.

Ritratto di Benedetto XIV, Pierre Subleyras, Public domain, via Wikimedia Commons Benedetto XIV, Pierre Subleyras, Public domain, via Wikimedia Commons

E pure mecenate: dopo miriadi di Papi restii a finanziare l'odiata Bologna, lui (che amava talmente Bologna da rimanerne Cardinale anche da Papa) stanziò il cash sia per farci un nuovo sontuoso Seminario che tutti conosciamo nell'odierna Via Indipendenza (in foto, poi Grand Hotel Baglioni, oggi Majestic), sia per terminare Cattedrale di San Pietro e Santuario di San Luca. Deo gratias. Ma non il completamento della Chiesa di San Petronio, ovviamente, quella era laica e verboten (vedi Bolo-story 1). Inoltre, tolse dai libri proibiti numerosi testi di fisica e filosofia moderna (Galileo, Cartesio, Locke, Voltaire con cui peraltro si scrissero a lungo), finanziò all'Unibo la prima cattedra di ostetricia in Italia e una delle prime di anatomia (al neonato Teatro Anatomico of course), sostenne personalmente la bolognese Laura Bassi nel diventare una delle prime donne laureate in Italia e poi la prima donna prof di fisica al mondo, un Papa Illuminista insomma!

Mai dimenticato dalla sua Bologna, nel 1905 l'ottimo Alfredo Testoni (vedi teatro e via del centro omonime) scrisse la più famosa e tuttora rappresentata (al Dehon) commedia bolognese di sempre proprio su di lui: “Il Cardinale Lambertini” che racconta dei suoi anni da cardinale a Bologna. Chi volesse farsi una serata retrò, c'è qua su Youtube in versione film, divertentissima, con un Gino Cervi (l'attore altrettanto bolognese doc che fa Peppone nei film di Don Camillo) in stato di grazia e un bell'affresco della litigiosa e libertina Bologna del '700.

Su Papa Lambertini ci sono libri interi di aneddoti (alcuni si vedono nella commedia), chissà quanti veri. I due più famosi e riportati sono: – Appena eletto, Papa Lambertini si affacciò alla finestrella vaticana e vide la piazza piena di gente che lo osannava. Stupito, chiese al Cardinale romano vicino: “Quanta gente! Scusi ma questi normalmente che fanno?”. “Niente di speciale, santità. L'uno gabba l'altro” rispose il Cardinale. “Ah beh e allora noi gabberemo tutti quanti” disse il neo-Papa benedicendoli. – Il Lambertini diceva così spesso “cazzo” (peraltro alla bulgnais quindi “caSSo”) come intercalare che, diventato Papa, chiese al suo assistente monsignor Boccapaduli di tirargli la tonaca ogni volta che gli fosse scappato. Durante una giornata concitata, però, all'ennesimo strattone, il Papa sbottò: 'Hai rotto i maroni, Boccapaduli! CaSSo! Ora come Papa santifico questa parola e do l’indulgenza plenaria a chi la pronuncia almeno dieci volte al giorno!”. Da allora Boccapaduli non lo strattonò più. EchheccaSSo.

 
Continua...

from Bolo Story

Se le prime Bolo-story (tag verde) eran tutte brutture dei Papi (sorry bros guelfi), ecco poi le puntate #6 e #7 a blastare Imperatori (sorry mates ghibellini). Causa buonismo da festività, procedo con l'impensabile: parlerò bene di ben due Papi. Che, in effetti, almeno un pregio lo avevano: erano bolognesi! Avanti il primo.

Palazzo d'Accursio Palazzo d'Accursio

Papa Gregorio XIII, nato Ugo Boncompagni (1501 – Papa dal 1572 – 1585)

Nato da ricca famiglia bolognese (era ovviamente loro lo splendido Palazzo Boncompagni in Via del Monte, tuttora visitabile), come tanti Papi di allora non spiccò per vocazione spontanea: era un prof di diritto dell’Alma Mater, ma poiché a Bologna regnava la Chiesa, la carriera vera si faceva solo tramite loro. E fu così che, a 40 anni suonati, l'Onnipotente chiamò e l'ambizioso Ugo (non volendo somigliare al ragioniere suo omonimo) rispose facendosi sacerdote.

Scelta azzeccata: carriera da esperto di diritto canonico fino alla nomina a Papa dopo Pio V. Esatto, quello della Lega Santa e peraltro mezzo bolognese pure lui: si chiamava Antonio Ghisileri, erede della potente famiglia bolognese esiliata/sterminata dopo l'uccisione di Annibale I Bentivoglio vedi Bolo-story #5, piccolo il mondo. E poco male che Ugo avesse da poco concepito un figlio, Giacomo (il quale verrà poi fatto comandante dell'esercito pontificio appena 24enne, per ovvi meriti..): quel mandrillo di Papa Alessandro VI qualche anno prima ne ebbe 7, bazzecole. Anche perché, si sa, al conclave è presente lo Spirito Santo (il madrillo che ingravidò la Madonna btw) quindi infallibile, olè.

In realtà il Nostro è oggi considerato uno dei più importanti Papi dell’età moderna, quindi bravo Spirito! Per iniziare, Ugo si fece nominare “Gregorio” come forte messaggio anti-imperiale in memoria di Gregorio VII, quello che umiliò a Canossa l'Imperatore Enrico IV. Come dire ad un primo appuntamento galante che si è soprannominati “Rocco”.. la cosa, beh, genera aspettative.

Aspettative rispettate: il Papa bulgnais tenne a bacchetta imperatore e monarchi europei, contribuì a fermare l'avanzata Ottomana in Europa, limitò i protestanti con le buone (Controriforma) e con le cattive (massacro nella Notte di San Bartolomeo di 20.000 ugonotti francesi, donne e bambini inclusi, per un ripasso in chiave rap c'è lo splendido pezzo di Murubutu che cita anche il Nostro), finanziò per primo a gogo i missionari che cristianizzarono l'America Latina (se tutt'oggi le nazioni con più cattolici al mondo sono Brasile e Messico è merito/demerito suo), ebbe persino la fama di Papa “femminista” in quanto primo ad avvalersi di una pittrice donna (la anche lei bolognese Lavinia Fontana, pur non guardandola in modo proprio benevolo) e fondando a Bologna il Monte del Matrimonio che aiutava a sposarsi e a studiare le donne povere quindi senza dote (ancor oggi attivo in via Altabella).

Ritratto di Papa Gregorio XIII di Lavinia Fontana Ritratto di Papa Gregorio XIII di Lavinia Fontana

Ma non solo. Da fan di scienza ed astronomia (pensate fosse stato Papa con Galileo!) fu proprio lui a creare il calendario oggi in uso in gran parte del mondo, quello (va mo' là) Gregoriano. Il precedente infatti perdeva 11 minuti all'anno e ciò aveva sfasato le date di stagioni e feste come la Pasqua, problema noto da anni ma mai risolto. Consultati alcuni astronomi, Greg lo sistemò da vero bulgnais: con un accrocchio, pratico ed efficace. Migliorò la regola degli anni bisestili e cancellò 10 giorni dal calendario per far pari (sì, i giorni dal 5 al 14 ottobre 1582 non son mai esistiti), zac, problema sistemato. Un genio, dategli in mano il nostro debito pubblico!

Infine, eccovi un indovinello per capire easy chi ne sa di Bolo: chi è il vez benedicente che svetta sopra la porta del Palazzo Comunale, in foto? Ennò regaz, chi dice San Petronio condannato a tre salite a San Luca in ginocchio. Il San è sotto le Due Torri, in Piazza c'è il caro vecchio Ugo-Greg, l'ammazza-ugonotti astronomo femminista! E no, nemmeno qua il suo sguardo sprizza amore paterno.

Statua di Gregorio XIII in Palazzo Comunale Statua di Gregorio XIII in Palazzo Comunale

Come dite? Avete ingrandito la foto e l'iscrizione dice che è San Petronio? Ahhh, proprio tutto devo dirvi. 1796, arrivo a BO delle antipapiste truppe Napoleoniche. Queste in genere distruggevano ogni statua papale, specie se di bronzo, per farne cannoni (domanda per fans: quale Bolo-story vi ricorda?). Ma i bulgnais agirono d'anticipo, accrocchio pure qua: cambiarono alla statua di Greg il copricapo papale, gli aggiunsero un bastone da vescovo gli fecero persino l'iscrizione sopra “Divus Petronius Protector et Pater”.

Statua di Gregorio XIII trasformata in San Petronio Statua di Gregorio XIII trasformata in San Petronio

Ai mangiarane poi dissero: “Mais oui, mo' quale ex-Papa, il est un vecchio santo locale del quale ci siam pure inventati tutto (Bolo-story #1), lasciatela ben lì e venite a provare il bidet”. E così avvenne, statua salva. A memoria della gran beffa riuscita, l'iscrizione è lì ancor oggi e trae in inganno turistazzi e 'gnurent, ma il vero bulgnais NO, lui sa. Ah, il bastone del potere temporale invece gliel'abbiamo tolto, tiè, che i preti se vogliono possono benedire... ma potere no, qui non gliene diamo più.

Redditor Anonimo

 
Continua...

from Bolo Story

Innanzitutto Ban Nadèl e ban aptit a tótt! Oggi raccontiamo un classicone. Ma prima, come ogni serie di livello, riassunto delle puntate precedenti. Sul pezzo, regaz, sul-pezzo!

Nelle Bolo-story scorse (tag verde) si era accennato al Secolo d'Oro bolognese, il 1200. E' chiamato così perché Bologna era (elenchino): Libero Comune autonomo (Bolo-story #6), tra le 10 città più popolose d'Europa, controllava pure Imola e l'alleata Faenza formando un mini-stato che arrivava sino alle importanti saline di Cervia, ricca grazie all'allora più importante Università d'Europa e influente per i suoi esperti di diritto, aveva sconfitto l'Imperatore Federico II e ne teneva in ostaggio il figlio Re Enzo (Bolo-story #7), era addirittura un centro di culto grazie a “Gerusalemme” Santo Stefano (Bolo-story #4) tanto che a Bologna allora viveva San Domenico (vedi Chiesa con tomba a lui dedicata) da cui nasceranno i Domenicani e nel 1222 vi rimase a lungo anche San Francesco (vedi Chiesa a lui dedicata) da cui nasceranno i Francescani, 2 dei 4 grandi ordini odierni. Mica poco.

Ma la vita non era certo facile per tutti: nel medioevo c'era una forma di semi-schiavitù che tutti a scuola abbiamo imparato (e che tuttora esiste secondo Elio e le Storie Tese): la servitù della gleba. Cioè contadini che non erano puri schiavi ma manco liberi: erano legati a vita alla terra, ai latifondi delle famiglie nobili senza potersene andare liberamente. Del resto, la schiavitù era sempre esistita nella storia umana: dalle civiltà mesopotamiche agli egizi, dagli imperi asiatici agli indiani d'America, persino i padri della nostra cultura (greci e romani).. tutti avevano sempre avuto gli schiavi. Fino a che..

Nel 1257 il Libero Comune di Bologna era così ricco e lungimirante che fece una scelta rivoluzionaria: con la legge “Liber Paradisus” impose la liberazione di tutti i servi nel suo territorio. Liberi. Tutti. Esattamente gli ultimi 5.855 servi diventarono di colpo liberi cittadini, con il Comune che li riscattò dai rispettivi padroni a cui pagò una somma a prezzo di mercato. Bologna fu probabilmente la prima città al mondo nella storia ad abolire interamente la schiavitù nei suoi territori con un atto ufficiale, un esempio di legislazione progressista medievale. Per dire, la servitù della gleba nel Sud Italia verrà abolita solo nel 1806 (550 anni dopo!), in Russia nel 1861, negli Usa la schiavitù nel 1865 (e al prezzo di un conflitto inenarrabile), in Cina solo nel 1909. A Bologna, pacificamente, nel 1257. Figo Lincoln eh, mo' sorbole se ce n'hai messo di tempo!

Lo si fece per ben 4 motivi, non tutti ovvi, vediamoli bene:

  • Il primo, il più scontato, quello morale. Tanto quella religiosa (“Liber Paradisus” si riferisce al paradiso dove il dio cristiano ha creato libero l'uomo) quanto quella laica legata al valore della libertà, molto sentita ai tempi con Bologna che era Libero Comune e ancora era vivo il ricordo della lotte per le libertà da Papi e Imperatori. Non a caso, nel nostro stemma cittadino fin da allora trovate una e una sola parola scritta: “Libertas”. Rivoluzione Francese spostati proprio. Ok, bravi, bello, ma tutto qua? No.
  • Poi perché, specie grazie alla relativamente recente Università che portava tanti ricchi studenti da fuori quindi domanda di beni/servizi (parleremo del loro impatto in una Bolo-story dedicata), a Bologna serviva sia nuova manodopera in città sia una maggior produzione di cibo dalle campagne. E il capitalismo moderno insegna: le persone libere lavorano di più e meglio dei servi (è così che ci han “fregato”!). A numerosi servi affrancati, infatti, vennero assegnati terreni incolti in località “franche” (da cui probabilmente i nomi di paesi come Castel-franco).
  • Inoltre perché i servi liberati iniziarono così a pagare pienamente le tasse, più entrate per il Comune! Insomma, una geniale mossa pre-capitalista e un investimento innovativo che fa girare l'economia. Adam Smith cioccapiatti, in ritardo pure te!
  • Infine, anche una motivazione geopolitica: liberare i servi toglieva potere e potenziali soldati “privati” alle famiglie nobili (specie i signorotti delle campagne/montagna), quindi rafforzava il potere centrale del Comune. Per esempio, la potente famiglia Prendiparte (sì, quelli della torre, ghibellini e quindi possibili proxy dell'inviso Imperatore) venne privata di ben 200 servi. Un bel modo per prevenire eventuali colpi di stato e l'insorgere di Signorie (vedi nel '400 la Bolo-story #5...).

Insomma, un provvedimento geniale che rese ancor più fiorente la città di Bologna e alla fine fece contenti praticamente tutti. Tutti tranne il Carlino che pare inizialmente titolò: “Follia, il Liber Paradisus ferma l'economia! I servi d'oggi non hanno più voglia di lavorare! Ai nostri tempi nel lontano 1100 sì che..”. Ok, sorry.

E chi fu il regista di questa scelta? Di nuovo lui, sempre lui: Rolandino de' Passaggeri, il celebre giurista medievale che già nella Bolo-story #7 decise su Re Enzo e che poi scrisse con irriverenza all'imperatore Federico II “Eh vez, stoca' che lo libero, finché lui sta qua tu non ci attacchi hahaha, socmelbèn”. Ma detto meglio e in latino. Un grandissimo, di cui riparleremo ancora.

Come già vi dissi, Rolandino oggi riposa nell'arca affianco a San Domenico in foto. Se passate di lì (San Domenico è forse la più bella chiesa di Bolo come interni, ci siete stati, vero?), non dimenticate di ringraziarlo e dargli un “bella vez”. Da dentro l'arca, se ascoltate bene e se evita il latino stretto, vedrete vi risponderà qualcosa tipo: “Brisa fer l'esèn, prenditi mo' cura di 'sta città. E vedi di amarla tanto, come ho fatto io ai miei tempi”.

Redditor Anonimo

 
Continua...

from Bolo Story

Nuova puntata della serie in cui si racconta la storia di Bologna in formato fun facts (siete stufi? continuo? ditemi un po'..) e seconda sulle dispute Bologna vs Imperatori. Dopo il Barbarossa eccovi quella con Federico II, con tanti collegamenti alle Bolo-story passate, se volete recuperarvele cliccate sul tag verde.

Federico II Hohenstaufen di Svevia detto “Stupor Mundi”, nipote del Barbarossa

Lui scomunicato ben 3 volte e creduto dai Papi l'anticristo quindi gran cartola (referenze Youtube: il monologo di Barbero su di lui è uno dei più belli del Magister, oltre agli imperdibili Bardomagno su base che dovrebbe risultarvi familiare), minimo 19 figli da 12 donne diverse quindi pure gran bomber, con l'irriverente Bolo parevano quindi promessi sposi. Ma amor non fu. Intanto perché era uno dei pochi luoghi che il bomber non controllava, avendo lui sia tutto il Sacro Romano Impero Germanico (eredità di papà), sia tutto il Sud Italia (eredità di mammà). Nato male proprio. Insomma, gli mancava solo ciò che c'era in mezzo cioè lo Stato della Chiesa ed alcuni comuni indipendenti come Bologna, allora all'apice della sua influenza culturale e nel suo Secolo d'Oro.

Non potendo prenderla causa Papa, Federico II ne tentò il boicottaggio culturale: prima nel 1224 fondò a Napoli la (oggi omonima) università col preciso compito di surclassare quella di Bologna e vietò a tutti i suoi sudditi di andare a studiare a Bologna, ma questi continuarono ad andarci per il maggior prestigio (anche allora dire a un italiano di NON fare una cosa la rafforzava, corsi e ricorsi..). Al che, rilancio da gangsta: nel 1226 con decreto imperiale dichiarò soppressa l'UniBo, con sanzioni (pure fisiche) contro chi non si fosse spostato a Napoli. Fatta, no? No. La Bologna patria del diritto rispose con un capolavoro di falso storico, il mitico Privilegio Teodosiano: un documento falsificato dove si attestava che l'Università di Bologna era stata fondata addirittura nel 423 DC (!) dall'Imperatore Romano Teodosio II in persona (!!) e da San Petronio (che ci sta sempre bene, vedi Bolo-story #1!), entrambe figure superiori a un imperatore moderno come Federico II, quindi “Deus lo vult” e i bolognesi non erano tenuti ad obbedirgli, tiè. Trollata imperiale al ragù al tavolo 1, grazie. Peraltro, non paghi, il documento aggiungeva pure che tutti i territori di Modena e Ferrara appartenevano di diritto a Bologna, metti che tornava utile (tornerà, tornerà..), olè, “Deus lo vult” pure questo.

Di nuovo studenti e professori rimasero (le fake news ben fatte funzionavano anche allora!) e, di nuovo, come col nonno Federico I della Bolo-story #6, Bologna attese la vendetta. Che arrivò: 1249, Federico II lascia i figli Enzo (Re di Sardegna) e Riccardo al comando delle forti truppe imperiali a cui si aggiungevano quelle alleate della ghibellina Modena. Celebre Battaglia di Fossalta contro l'alleanza guelfa Bologna-Ferrara (grazie maiàl!), capolavoro tattico e inatteso trionfo felsineo nonostante un'inferiorità numerica. Persino catturati i due figli del bomber, a Bologna si decide di uccidere Riccardo (non era Re di niente, ci sta..) e imprigionare Re Enzo.

Federico II ne chiese la liberazione offrendo anche grandi somme di denaro e molti bolognesi volevano accettare (“potremmo farci delle altre nuove, utilissime, torri!” avran detto), ma emerse la figura del giovane Rolandino de' Passaggeri: deus ex machina di Bologna per tanti anni poiché capo della fazione guelfa, laureato giovanissimo quindi Stupor Mundi bulgnais, eccelso professore di diritto dell'Università, uno dei più celebri giuristi medievali, definì il mestiere del notaio (non fategliene una colpa, ai tempi serviva, è oggi che non siam più nel Medioevo..), autore del successivo geniale Liber Paradisus (ne parleremo), è lui che vedete meritatamente sepolto nella splendida arca di Piazza San Domenico.

La sua proposta fu diversa: non cedere al cash (“bòna con le torri!”, che infatti proprio lui limiterà per legge, ne parleremo!) e tenere Re Enzo prigioniero a vita come ostaggio a garanzia contro futuri attacchi imperiali all'autonomia bolognese. Così fecero, con tanto di lettera di minaccia stile Anonima Sarda inviata a Federico II e così avvenne. Ne seguì un lungo periodo di pace (guelfi vs ghibellini interni a parte) e piena autonomia di Bologna: temuta dall'Impero sconfitto sia in battaglia sia in cattedra, rispettata dalla Chiesa e dagli altri vicini, gran polleggio! Nel 1271 ci toglieremo persino lo sfizio di battere la Repubblica Marinara di Venezia che voleva alzarci i dazi commerciali in un (pur piccolo) scontro navale nella Battaglia di Polesella, roba tipo battere il Liverpool ad Anfield (ci abbiamo riprovato da poco, ma..).

A chi andò peggio fu il povero Re Enzo, che invece di godersi la vita da Re di Sardegna col mojito in Costa Smeralda, rimase fino alla morte per 23 lunghi anni rinchiuso in prigionia (pur dorata: ebbe una vita “normale” e pure diversi figli, vedi leggenda dei Bentivoglio nella Bolo-story #5) nell'appena costruito palazzo in foto che, ironia della sorte, da allora porta il suo nome. Cosa di cui credo avrebbe fatto volentieri a meno, preferendo gli venisse invece intitolato chessò, il Billionaire. Ma tant'è. Tutt'oggi Re Enzo riposa nella Chiesa di San Domenico a Bologna, ove venne sepolto con tutti gli onori. Ironia della sorte #2, a pochi metri dal Rolandino de' Passaggeri che decise della sua sorte infausta. Se in San Domenico sentite bestemmie e insulti con un suono un po' ovattato, ora sapete da dove provengono. E verso chi sono diretti.

Redditor Anonimo

 
Continua...

from Bolo Story

Dai che passate le scalmane per la politica torniamo a parlare di storia. Enough destra e sinistra, qua al massimo ci si divide in Guelfi papisti vs Ghibellini pro-impero, categorie di cui oggi ridiamo e che non capiamo mentre i nostri problemi ci sembrano evidenti e importantissimi. Piccolo problema: in futuro rideranno e non capiranno altrettanto le nostre polarizzazioni, quindi diamoci un pochino meno importanza e mettiamo ogni cosa in prospettiva storica, il presentismo (che ha preso pure me in sti giorni, scemo io..) è un modo molto miope di leggere il presente. Bolo-story number 6 quindi.

Per qualche puntata faremo della sana par condicio democristiana. Perché Bologna non ha avuto faide solo coi Papi (di cui persino parleremo bene in futuro) già descritte nelle Bolo-story scorse, ma anche con certi Imperatori. In particolare due, nonno e nipote (non pensateli assieme a leggere storie davanti al camino, non si conobbero..), famosissimi, entrambi di nome Federico. Cominciamo col primo.

Federico I Hohenstaufen di Svevia detto “Barbarossa” vs Bolo

12esimo secolo, piena lotta Papato vs Impero coi comuni italiani in mezzo che vogliono l'autonomia da entrambi e Bologna è uno di questi: dal 1116 (morte di Matilde di Canossa) è un Libero Comune, ha da poco costruito le nuove mura (la Cerchia del Mille che si vede tuttora nei 4 Torresotti di Piazza Malpighi, via Castiglione, via S.Vitale e via Piella + le mura sul retro di San Giacomo in Piazza Verdi), è nata l'Università portando cash straniero e fama, stan nascendo le torri (Asinelli e Garisenda son del 1110-1120) dei signorotti locali che per prestigio giocavano a chi ce l'aveva più lunga (come nell'odierna Manhattan, corsi e ricorsi..). In attesa del Secolo d'Oro bulgnais: il 1200.

All'inizio col Barba fu amore: nelle Diete di Roncaglia cercava legittimazione del suo dominio sui comuni italiani (soprattutto per poter riscuoter tasse, il Nostro era pur sempre tedesco) e i giuristi dell'Università di Bologna, massima istituzione dell'epoca, gli diedero ragione sulla base del diritto romano. Il fatto che poco prima l'Imperatore li avesse omaggiati con la legge “Authentica Habita” che garantiva proprio all'UniBo piena indipendenza dal potere religioso & libertà di movimento nell'Impero & immunità giuridiche ai suoi studenti e professori come comunità a sè, era assolutamente incidentale e NON correlato (malelingue..). Incorruttibili.

Nella terza discesa in Italia del Barba (1162), però, Bologna non volle dargli nè cash nè truppe rivendicando l'indipendenza (e contraddicendo la sua stessa sentenza ma oh, la legge siam noi e l'interpretazione cambia!), ma lui rispose nein e il suo esercito prese la città, 0-1 in trasferta. Impose a Bologna un suo vicario, di distruggere le mura e tornò in Germania. I bolognesi gli risposero “Sisì, tranqui vez, ciao”, ma nel 1164 contropiede e 1-1: uccisero il vicario e ristrutturarono le mura, attendendo la vendetta. Che avvenne: 1176, i principali comuni del nord Italia tra cui Bologna si unirono nella famosa Lega Lombarda, l'alleanza fondata a Pontida e col Carroccio come icona (alla cui simbologia di 900 anni fa' e senza alcun nesso storico si rifà un certo partito ex-secessionista oggi nazionalista, famoso per 49 milioni di motivi) che sconfisse il Barbarossa nella celebre Battaglia di Legnano, costringendolo ad accettarne le autonomie.

Tra queste, 2-1 e vittoria finale, l'autonomia che Bologna manterrà per altri 160 anni (fino al 1337, presa dei Visconti) e con cui nominò subito una figura nuova: il Podestà, un governante autonomo ingaggiato da fuori città per essere super partes (“governo tecnico” diremmo oggi..). Come primo, si scelse un eroe della Lega Lombarda, Pinamonte da Vimercate (regaz, ma quanto belli erano i nomi medioevali? Vostro figlio, zero Luca o Mattia, chiamatelo Pinamonte!). E bisognò dargli una nuova sede a sè: si costruì il Palazzo del Podestà in foto, che nel 1200 “inaugurò” Piazza Maggiore: uno dei palazzi più antichi in città, con magnifica Torre campanaria dell'Arengo per chiamare a raccolta i cittadini e sotto il cui voltone trovate ancora le forche per le pene capitali (decise al piano sopra).

Del Barba comunque manteniamo un ricordo positivo poiché (oltre alla bella rievocazione storica che ne fanno ogni settembre a Medicina vicino Bo, consiglio) oggi quì ne si parla quasi solo per il documento che tuttora legittima l'Università di Bologna come più antica del mondo occidentale, poiché ufficialmente indipendente dai poteri sia statali sia religiosi come si richiede per essere tale.

Colui con cui la storia è stata meno clemente è il leggendario condottiero dei vittoriosi comuni italiani uniti, Alberto da Giussano, al quale non solo oggi tocca svettare su un certo simbolo di partito, ma pure la Rai nell'atroce film “Barbarossa” prodotto su diktat leghista e soldi nostri (recensione funny-tecnico-storica del buon Gioele qua) lo ha fatto interpretare da quell'inetto assoluto (peraltro non proprio padano doc..) di Raz Degan, precedentemente famoso per Albakiara e lo Jagermeister. Roba così trash che Alex l'Ariete, a confronto, settepalmedorodicannes all'Albertone nostro. Il quale, son certo, almeno si sarebbe rifiutato di pronunciare la frase cult “Distruggete Milano!” perché ben conscio che detto tutto d'un fiato può avere esiti infausti.

Redditor Anonimo

 
Continua...

from AL.FA.BLOG

Quando vuoi scrivere qualcosa, sicuramente quel qualcosa si nasconde nei profondi meandri della mente...

Bologna dai colli

Boh?

 
Continua...

from AL.FA.BLOG

Quando vuoi scrivere qualcosa, sicuramente quel qualcosa si nasconde nei profondi meandri della mente...

Bologna dai colli

 
Continua...